1. Cos’è la vitamina B12 e dove si trova
La vitamina B12, o cobalamina, è una vitamina idrosolubile prodotta in natura da batteri presenti nel terreno e nelle acque. I batteri contaminano le piante, che vengono mangiate dagli animali erbivori, i quali la accumulano nei muscoli. Secoli fa anche l’uomo la assorbiva in questo modo. Al giorno d’oggi la verdura che arriva sulle nostre tavole è superprotetta da ogni pericolo di contaminazione e se così non fosse la laviamo talmente bene, come è giusto fare, che della vitamina B12 non rimane neanche una piccola traccia. Per gli animali da allevamento il discorso è diverso. Loro brucano l’erba che può essere o meno contaminata, ma vengono macellati talmente giovani che non hanno il tempo di accumulare la vitamina nei muscoli, quindi quella che troviamo nella carne deriva da integratori somministrati agli animali, sempre che gli vengano dati.
È implicata nella proliferazione cellulare e nel metabolismo a livello del sistema emopoietico e del sistema nervoso. In particolare partecipa alla produzione dei globuli rossi da parte del midollo osseo insieme all’acido folico ed interviene nel processo di produzione della guaina mielina, la “pellicola” che avvolge i nervi proteggendoli e permettendo all’impulso nervoso di essere trasmesso in maniera ottimale.
3. Perché molte persone presentano carenza di vitamina B12 senza saperlo. Cause di ipovitaminosi
1. La prima causa di ipovitaminosi è un difetto di assorbimento. Fisiologicamente la vitamina B12 viene assorbita nel tratto gastroenterico grazie al suo legame con il fattore intrinseco, proteina prodotta dalla mucosa gastrica. La produzione del fattore intrinseco subisce una riduzione con l’età. Per questo motivo molti anziani, presentano una carenza che causa segni e sintomi che spesso vengono ingiustamente attribuiti all’età.
2. Inadeguata introduzione può portare ad ipovitaminosi.
3. Un motivo meno comune di carenza, ma non meno importante, può essere determinato da una mutazione genetica delle proteine che, insieme al fattore intrinseco, ne permettono l’assorbimento in condizioni fisiologiche.
4. Segni e sintomi della carenza di vitamina B12
Il primo segno di una carenza, anche in assenza di sintomi, può essere un aumento del valore dell’MCV (valore corpuscolare medio). I globuli rossi che vengono prodotti dal nostro organismo sono più grandi. Può essere presente anemia e tutti i sintomi legati a questa condizione, come astenia, insonnia, vertigini, pressione bassa, aritmie.
I sintomi a livello del sistema nervoso sono più subdoli e non sempre fanno pensare ad una ipovitaminosi. Il paziente può presentare difficoltà dell’attenzione, irritabilità, stanchezza, deficit di memoria, depressione del tono dell’umore, fino a difficolta nel parlare, letargia e spasmi. Nell’anziano una carenza protratta per anni può portare ad uno sviluppo di demenza e depressione o altri disturbi cognitivi, in alcuni casi non più reversibili.
Anche nascituri e lattanti possono presentare gravi sintomi, come quelli indicati sopra, qualora la futura mamma o la neomamma che non introduce vitamina B12 con la dieta, omettesse di assumere l’integrazione adeguata. A tal proposito è bene ricordare che la concentrazione di questa vitamina nel latte materno dipende dalla quantità presente nel sangue (non da quella accumulata nei muscoli) e quindi da quanta ne viene assunta con gli integratori (qualora la dieta ne fosse priva).
La carenza porta anche all’accumulo di omocisteina, una molecola legata al rischio di sviluppare patologie cardiovascolari, disfunzione endoteliale e diabete.
5. Come integrarla e come risolverne la carenza
Il dosaggio ematico della cobalamina da solo non basta, è utile dosare la concentrazione plasmatica dell’omocisteina e dell’acido metilmalonico. Qualora questo non fosse possibile, o il valore ematico di vitamina B12 risultasse ridotto o nel caso in cui ci fossero sintomi riconducibili ad una carenza o per motivi alimentari o genetici ci fosse una predisposizione al deficit di vitamina B12, sarebbe bene integrarla il prima possibile. L’integrazione è consigliata agli anziani, a coloro che seguono una dieta a basso contenuto di vitamina B12, a pazienti affetti da mutazioni genetiche a carico delle proteine che ne permettono l’assorbimento, durante la gravidanza, durante l’allattamento (uno studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition mostra che anche donne onnivore possono presentare carenza di vitamina B12 nel latte). L’American Institute of Medicine raccomanda l’integrazione a partire dai 50 anni di età, a prescindere dal tipo di alimentazione seguita.
L’integrazione va prescritta in base al tipo di carenza o meno. La cianocobalamina è quella più utilizzata. È consigliabile la formulazione che si scioglie sotto la lingua così da essere assorbita quasi completamente, rispetto alle formulazioni che attraversano il tratto gastroenterico con le quali si rischia che ne venga assorbita solo una parte. Esiste la formulazione in gocce per i bambini o per gli adulti che le preferiscono alle compresse. Studi scientifici hanno provato che la formulazione intramuscolo non è più assimilabile della dose d’attacco sublinguale. In caso di mutazioni genetiche sarebbe consigliabile la somministrazione di vitamina B12 sotto altre forme chimiche.
L’accumulo di questa vitamina nonostante l’integrazione è praticamente impossibile, poiché è idrosolubile e richiede un sistema di trasporto specifico che si satura facilmente.
Qualche collega preferisce non supplementarla nei pazienti oncologici, perché si è sempre pensato che favorisse la moltiplicazione delle cellule tumorali, ma questa evenienza è stata smentita da diversi studi scientifici. Quindi non supplementarla sarebbe sicuramente uno errore, soprattutto dove si fosse palesata una carenza.
Spero di aver fatto comprendere al lettore i seguenti punti fondamentali:
• che la vitamina B12 non “proviene” dagli animali, ma dai batteri e che animali e uomo si limitano ad assorbirla e ad accumularla nei muscoli;
• che la supplementazione di una vitamina può risolvere in modo praticamente naturale sintomi che i farmaci non riescono a curare;
• che l’integrazione deve essere assunta da tutti coloro che non assumono vitamina B12 con la dieta, dai bambini di madri vegetariane, dagli anziani, e da tutti coloro che soffrono di patologie dell’apparato gastroenterico, come gastriti, patologie infiammatorie croniche intestinali, celiachia e da coloro che hanno subìto resezioni gastriche o ileali che possono ridurne l’assorbimento. La carenza va esclusa in donne in gravidanza, durante l’allattamento e in quei pazienti che presentano segni e sintomi riconducibili a deficit di cobalamina;
• che l’integratore è di origine batterica, quindi contiene la stessa vitamina B12 che si troverebbe in natura;
• che la quantità di vitamina B12 introdotta con una dieta vegetariana, che include quindi latte, latticini e uova, non sarà mai adeguata a coprirne il fabbisogno giornaliero;
• che escludere dalla dieta prodotti di origine animale può portare solo benefici alla nostra salute, a patto che la dieta sia ben pianificata ed equilibrata.
La letteratura scientifica mostra che la riduzione o la totale esclusione di cibi di origine animale dalla nostra alimentazione è in grado di prevenire malattie coronariche e diabete mellito, determinando l’abbassamento della glicemia, della lipemia e della pressione arteriosa, cause principali di morte nei paesi occidentali.