
Noi medici abbiamo sempre a cuore la salute dei pazienti, e quando c’è una situazione complicata da gestire ci sentiamo con i parenti talmente spesso nell’arco delle giornate, che si diventa amici e confidenti.
Il lavoro del medico è una missione, talvolta più dura di quanto si pensa. Come per il medico di medicina generale, che magari dopo una giornata intensa di visite, telefonate e burocrazia, si trova a dover andare a visitare un paziente al domicilio e capisce subito come la situazione poteva essere gestita e risolta dal parente, senza l’intervento del personale medico o infermieristico. Allora si ferma a parlare con il caregiver, a spiegare come comportarsi, a supportarlo psicologicamente.
E quanti pazienti disfagici rischiano una polmonite ab ingestis (da ingestione di cibo) perché il parente non sa cosa dare da mangiare, in quale posizione e in che consistenza. E quante volte ci troviamo a raccomandare di rimuovere tappeti, quadri e soprammobili per evitare di creare disagio e pericolo ad un paziente con difficoltà nella deambulazione.
Sembrano accorgimenti scontati, ma non è facile pensare a tutto quando si rientra a casa e il proprio caro ha esigenze diverse rispetto a quelle che aveva pochi giorni prima. Per noi “addetti ai lavori” la maggior parte dei consigli sembrano scontati, ma per chi si approccia a vivere con un anziano non più autosufficiente ogni suggerimento è importante. Ogni indicazione che può migliorare anche solo di poco la gestione pratica e la convivenza a livello psicologico, ogni stratagemma che può aiutarlo a mantenere l’autonomia, seppur minima, è fondamentale.
Oltre che a livello tecnico il parente che si trova a gestire ogni giorno un paziente anziano fragile, con pluripatologia e polifarmacologia ha bisogno di un sostegno psicologico. Sicuramente la presenza fisica e il contatto umano è fondamentale. Ma leggere e poter rileggere il consiglio di cui ha bisogno in quel determinato momento è di grande aiuto.
Molti pazienti possono essere gestiti a casa da un caregiver più informato e più formato, che sia in grado di comunicare con lui, di gestire la demenza, la depressione, la disidratazione, l’insonnia, l’anoressia, le vertigini o l’allettamento. Sicuramente ogni parente deve trovare in se stesso la capacità di occuparsi nella vita pratica e dal punto di vista emotivo del proprio caro, ma la lettura di un libro che fornisce gli strumenti per essere un passo avanti e per capire con maggiore facilità le problematiche del paziente anziano, è di grandissimo aiuto.
Per questo motivo, per affrontare con più serenità gli ostacoli quotidiani, ti consiglio la lettura di questo libro.
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